Il Consorzio Arcolaio, che gestisce il Centro Mattei dal 2014, ha ricevuto venerdì 7 giugno, la comunicazione di chiusura della struttura e del conseguente trasferimento dei 169 migranti accolti entro il 14 giugno con la motivazione della necessità di urgenti lavori di manutenzione.
Prima di quella data nessun accenno o riferimento ci era mai stato fatto sulla necessità di manutenzione che è diventata repentina al punto di prevedere la chiusura immediata della struttura e lo smistamento a Caltanisetta delle persone attualmente accolte ad esclusione di 27 che rimarrebbero in Emilia Romagna. Persone che verranno spostate senza alcuna considerazione per i percorsi di integrazione con il territorio già avviati positivamente.
Nella secca comunicazione ricevuta dal Consorzio, non una parola di più, né sulla durata dei lavori, né sul futuro della struttura.
Dal 15 giugno 35 lavoratori delle diverse cooperative coinvolte nella gestione rimarranno improvvisamente senza lavoro e con un preavviso di soli 7 giorni.
Sulla stessa struttura era in essere una gara per l’ assegnazione della gestione futura, che avrebbe potuto consentire continuità per una parte dei lavoratori.
La partecipazione al bando era stata per il Consorzio l’Arcolaio una scelta sofferta, vista la distanza tra il modello di accoglienza che il Consorzio condivide e ha contribuito a creare sul territorio bolognese e il modello proposto da questo Ministero dell’Interno e applicato nei bandi dalla Prefettura. La decisione era stata presa per proporre insieme ad una rete di soggetti un servizio adeguato nonostante le condizioni critiche imposte. Era stata presa anche per continuare a essere un interlocutore e cercare di ricucire lo strappo tra enti del terzo settore, professionisti nell’ambito della tutela dei diritti e dei servizi per l’integrazione e parte delle Istituzioni. Strappo che invece sembra approfondirsi.
Solo dalle parole del prefetto al Resto del Carlino in data 8 giugno abbiamo appreso che il futuro del bando è incerto: potrebbe essere mantenuto o rifatto.
Siamo costernati e preoccupati per le modalità adottate e facciamo fatica a comprendere se le manutenzioni improvvise siano il vero motivo di questa scelta che sembra essere più politica che organizzativa.