“Il mio lavoro mi piace troppo. È faticoso, senza dubbio. È necessario essere centrati, sul pezzo, reattivi, pronti al cambiamento. Ma quante soddisfazioni. Lo dico sempre: se un giorno mi dovesse capitare qualcosa, sapere che ci sono cooperative sociali come La Città Verde che sostengono le persone nelle fasi di difficoltà della vita – che possono capitare a chiunque –, mi rilassa. Noi lavoriamo affinché le persone non si sentano sole. Ecco perché facciamo corsi per neoassunti per far capire loro il valore della cooperazione sociale, che a molti sfugge, che molti fraintendono”. Siamo a Pieve di Cento e a parlare è Michela Salvaggio, presidente della cooperativa sociale A+B La Città Verde. Nata nel 1991 su spinta dell’Azienda Usl di Cento per impiegare persone svantaggiate, oggi rappresenta uno dei punti di riferimento per la raccolta dei rifiuti e la cura del verde su tutti i territori che si estendono a cavallo delle province di Ferrara e Bologna.
“All’inizio la cooperativa era costituita da una decina di persone – racconta –. Le commesse erano piccole, riguardavano soprattutto servizi di spazzamento manuale a Pieve di Cento e piccole manutenzioni del verde. Da subito fu chiara la bontà dell’intuizione: la situazione delle persone svantaggiate coinvolte migliorava. Diminuiva la necessità di farmaci e, contestualmente, aumentava la loro soddisfazione nel sentirsi partecipi della realtà in cui erano inseriti. Percepivano uno stipendio e riuscivano a essere parte integrata e integrante della società in cui vivevano. Abbiamo sempre risposto ai bisogni sollevati dai Comuni, in maniera precisa e personalizzata. Oggi che ci apprestiamo a festeggiare i 35 anni, siamo in 180. Centottanta persone dislocate in più sedi”.
Oltre a quella a Pieve di Cento, La Città Verde ha una sede a Ferrara, a fianco della Scuola e Fondazione per l’agricoltura Fratelli Navarra, e un impianto di trattamento rifiuti a Bevilacqua (frazione divisa a metà tra i Comuni di Cento, in provincia di Ferrara, e Crevalcore, in provincia di Bologna); quindi due unità operative, una a Crevalcore e una a Malborghetto di Boara. La parte A è rappresentata da un centro socio occupazionale a Ferrara, che nel 2014 ha riattivato un gruppo di serre abbandonate dove, oggi, vengono prodotti ortaggi, piccoli frutti e piantine aromatiche. Poi c’è la parte B articolata tra manutenzione e progettazione del verde, parchi e giardini inclusi; manutenzione degli arredi urbani e delle aree ludiche, raccolta rifiuti e spazzamento; compostaggio e recupero dei rifiuti.
Sono i servizi come USL e ASP che inviano a La Città Verde uomini e donne in condizioni di svantaggio: dipendenze, disagio mentale, disagio sociale. La percentuale di dipendenti fragili, in cooperativa, oscilla tra il 35 e il 40%. “Riusciamo a far lavorare persone che, altrove, non troverebbero spazio. Le amministrazioni lo sanno, sanno il valore umano che tuteliamo. Abbiamo tirocinanti, contratti di lavoro a tempo determinato, contratti a tempo indeterminato. Qualsiasi sia la forma, ci è stato chiaro sin dall’inizio, come lavoro significhi dignità: permette di guardare al futuro, di comprare una macchina, di affittare una casa o accendere un mutuo, di farti una famiglia. Numeri piccoli se visti da fuori, enormi se ci si concentra sulle storie personali”.
La Presidente, con grande orgoglio, ci mostra la certificazione per la parità di genere Uni pdr 125:2022: “All’inizio sembrava impossibile, considerata la tipologia dei nostri lavori: fisici, all’esterno, pesanti. Eppure, possiamo testimoniare una svolta epocale. Quando assumiamo donne sono sempre molto contenta”. E racconta delle due autiste in cooperativa, entrambe con patente C e CQC, quella professionale, che consente di guidare grandi mezzi: “Chi l’ha detto che gli autisti e chi si occupa del verde pubblico deve essere uomo – la domanda è quanto mai puntuale considerato che, in occasione della nostra visita a Pieve di Cento, abbiamo visto al lavoro soprattutto donne –? Se smarcassimo questo pregiudizio, sono certa che avremmo molte più occasioni di trovare donne disposte e ben felici di lavorare con noi. È la nostra società che non permette alle donne di fare il lavoro che a loro piace, qualsiasi esso sia. Ma è una questione di tempo, le cose stanno già cambiando”.
Guardando in prospettiva, la cooperativa si appresta a crescere ancora: “Di sicuro La Città Verde di oggi non è quella di 30 anni. Siamo cresciuti, ci siamo evoluti, e mi sembra giusto, oltre che non banale. Ci definirei fluidi, dinamici. Nel tempo ci siamo sempre adattatati e continueremo a farlo, rispondendo con prontezza e professionalità alle dinamiche innestatesi, anche cercando di prevedere diversi scenari”. Va in questa direzione la formazione continua fiore all’occhiello della coop: “Vogliamo aiutare a crescere, sia umanamente sia professionalmente, chi ha voglia di farlo. Se non ti formi, ti fossilizzi. Cimentarsi in esperienze diverse è bello: noi ci proviamo, poi c’è chi può farlo e chi no. Noi, ovviamente, rispettiamo tutte le diversità e predisposizioni”.
E dov’è volto lo sguardo, allora? “Oggi manuteniamo giardini, solo quale volta li progettiamo: ecco, lì potremmo crescere, servono belle professionalità, perché non provarci? Sono sempre di più le associazioni che, in nome della cura del pianeta, scelgono di piantare piante: una nobile idea, che però va portata avanti con criterio per non sprecare risorse ed energie. Noi ci siamo. Abbiamo in mente anche un’altra linea di sviluppo: abbiamo vinto una gara per gestire orti comunali proprio nel terreno qui davanti. Anziani, scuole, scout, persone in fragilità economica: faremo rivivere uno spazio di tutti, che speriamo darà ottimi frutti”.
Le idee non mancano, ma Salvaggio ha ben chiaro quale dovrà essere la parola d’ordine: insieme. “Stare nel Consorzio L’Arcolaio, per noi, significa fare rete, soprattutto con le altre cooperative di tipo B per affinità di servizi e per le pratiche di inserimento lavorativo. Ci scambiamo buone prassi e informazioni, ci fa bene stare insieme, senza L’Arcolaio sarebbe tutto più complicato”.