A PROPOSITO DI NOI: IL BAOBAB

A PROPOSITO DI NOI: IL BAOBAB

Per arrivare in via Olmetola 16 si passa tra due file di gelsi che, qualche anno fa, hanno preso il posto dei ciliegi che a fine anni Sessanta, alle porte di Bologna, garantivano – loro malgrado – la merenda ai bimbi che, tra quei campi, nascevano e crescevano. “Ricordo quando un contadino ci rincorse con il forcone quando ci vide mangiare le ciliegie dei suoi alberi. Quando, quasi quarant’anni dopo, sono tornato qui come presidente della cooperativa sociale Il Baobab, mi è sembrato quasi surreale, ma decisamente adeguato”, sorride Ivanoe Vecchi, presidente della cooperativa sociale di tipo B Il Baobab.

Era il 1986 quando venne costituita la Cooperativa Il Baobab s.r.l. con la partecipazione dei Servizi Psichiatrici territoriali e delle Unità Sanitarie Locali della Città di Bologna. La sede scelta era in via Olmetola 16, nel cuore del Parco Città Campagna, zona Borgo Panigale: nacque così un complesso residenziale psichiatrico che, ancora oggi – sebbene in una veste diversa –, accoglie persone con sofferenze psichiche. Non solo: allora garantiva loro anche un’occupazione legata alla manutenzione del verde e alla cura di serre e vivai. Dopo una decina d’anni, vennero bloccate le borse lavoro e, dall’oggi al domani, da 20 dipendenti in forza alla cooperativa, si ritrovarono in 4. “Dovettero ricominciare tutto da capo, ripartirono dalle piccole manutenzioni del verde. Nel 2008 eravamo in 8, adesso siamo in 15”. In quanto cooperativa sociale di tipo B, il Baobab ha l’obbligo di avere al suo interno almeno il 30% di assunti con disabilità, invalidi civili e/o in situazione di disagio. “Le persone svantaggiate che lavorano con noi ci vengono segnalate da SerT, Comune di Bologna, casa circondariale. Con il carcere, per esempio, abbiamo un ottimo rapporto. In questi casi, partiamo da un tirocinio, spesso finalizzato all’assunzione. Siamo sempre alla ricerca di personale, non è raro che ci tocchi rifiutare dei lavori proprio per questa carenza. Ma non accettiamo mai più di due tirocini alla volta per garantire una supervisione adeguata”.

Il Baobab si occupa di manutenzione del verde: “Nel 95% dei casi si tratta di tagliare erba, potare siepi e alberi, abbattere alberi – spiegano Vecchi e la vicepresidente Silvia Pascalis –. Poi certo, curiamo impianti di nuovi giardini, sistemi di irrigazione, tutto quello che riguarda il giardinaggio, insomma. I nostri lavori si dividono quasi equamente tra pubblico – circa il 55% del totale – e privato – il restante 45%. Quella di non concentrarsi solo sul pubblico è una scelta specifica e non necessariamente comoda – il privato ti obbliga ad avere tanti cantieri più piccoli che richiedono un grande sforzo – ma riteniamo giusto diversificare il mercato”. Oggi il Baobab cura il verde del Quartiere Reno (insieme con altre cooperative); Villa Pertini a Zola Predosa e Palazzo Hercolani a Bologna dell’Alma Mater; diverse sedi dell’Azienda USL nella parte meridionale della città; le sedi CNR di Bologna e Ferrara; la sede della Regione Emilia-Romagna, dove si occupa sia di tutela igienica sia di irrigazione e cura delle piante.

Quanti dei tirocini di cui parlavamo prima si trasformano in contratti di assunzione a tempo indeterminato? “La nostra politica è, da sempre, quella di dare stabilità, così evitiamo contratti stagionali o a tempo determinato. Certo farebbero comodo ma, tolti i tre mesi di alta stagione, quelle persone come si potrebbero mantenere? Quando entrano in squadra, conosciamo le famiglie, i figli. Ci sentiamo responsabili. E allora, ci diamo dentro quando c’è tanto lavoro e tiriamo la cinghia quando ce n’è meno. Chi sta qui deve poter contare su una continuità lavorativa e di conseguenza economica”.

“Siamo cresciuti e continuiamo a crescere molto. Dopo tanti bilanci in rosso, da qualche anno facciamo utili. Siamo più efficienti e organizzati. Questo ha portato anche a un bell’aumento degli stipendi, promessa che avevo fatto e sono contentissimo di essere riuscito a mantenere, con l’aiuto di tutti. Ci impegniamo anche per essere sempre più sostenibili, passando sempre di più all’elettrico”. E il futuro? “L’auspicio è che, dopo decenni di tentennamenti, arrivi una sede adeguata per la nostra cooperativa”. La storia della sede di Baobab, infatti, non è stata lineare: dopo i primi anni in quella che allora era la casa del contadino assegnata alla cooperativa dall’Azienda Usl – su quell’area insistevano diverse costruzioni, tutte crollate tranne una, quella che oggi accoglie il complesso residenziale –, il trasloco in un capannone posizionato a pochi metri per permettere la ristrutturazione dell’immobile. Ristrutturazione che, come spesso accade, è andata decisamente per le lunghe. Alla riapertura, la scelta di destinare tutto l’edificio alla residenza psichiatrica – nel mentre passato attraverso progetti di altre realtà –, senza più spazio per la cooperativa. “Dopo alcuni anni in questo piccolo container, l’Azienda Usl ci ha dato in affitto lo spazio in cui ci troviamo ora, proprio di fronte alla struttura residenziale. Siamo a piano terra, sopra ci sono altri posti letto. Non vogliamo spostarci da qui, dove abbiamo le nostre radici, siamo disponibili ad acquistare uno spazio tutto nostro. Speriamo che presto si possa trovare la soluzione più adeguata alla tutela di tutte le necessità”. Altri desideri per il futuro? “Siamo positivi. Incontreremo tante sfide, il ruolo del Consorzio l’Arcolaio dovrà rafforzarsi. Sarebbe bello poter lavorare molto di più con le altre consorziate”.